Vivi il presente. Si, ma quale?
Le radici storiche del “vivi il presente”
Vivi nel presente, cogli l’attimo! Questo invito è giunto a noi dalle fonti più disparate: dai taoisti che si esercitavano sulle rive del Mar Giallo, dai buddisti che si riunivano a Nalanda a pochi chilometri dal Gange, dagli stoici che in ogni parte dell’Impero Romano sfidavano leggi e costumi in nome della vita buona e retta, dagli epicurei che non smettevano di ricordare il loro maestro così saggio e gentile e i suoi insegnamenti sulla vita, la morte, il dolore e la felicità. L’invito ha avuto grande successo fra le nostre parti.
Ma cosa significa vivere il presente? Qual è la sua unità di misura? Quali sono i confini della sua circonferenza? E lo spazio presente fin dove arriva? Riesce a superare la prospettiva del mio sguardo?
La soggettività del tempo e dello spazio: il presente per gli antichi e per noi
Il tempo e lo spazio sono fenomeni altamente soggettivi, dipendono dalla nostra percezione, dai nostri sentimenti, dalle visioni della vita e in ultima analisi dalla nostra coscienza, che è sempre immaginifica, creatrice e sentimentale. In nome della contrapposizione fra presente, passato e futuro, ci siamo auto espropriati di una possibilità profonda e alta al tempo stesso. Mai gli antichi saggi avrebbero pensato che esaltare il presente significasse negare il passato o l’avvenire. E invece noi abbiamo dimenticato la storia e smesso di progettare, in nome di un presente sempre più rachitico e miope. Quei giganti del pensiero vedevano il fluire della vita, un fluire non lineare dove i tempi si legavano a spirale. Il loro presente era un tempo che accoglieva generazioni di vita trascorse che onoravano e ricordavano e trasmetteva lezioni di vita nel futuro, che sono arrivate fino a noi. Il loro spazio poi non si limitava ai confini della “nazione” perché percorreva paesi lontani e cosmi sconosciuti. Oggi lo chiameremmo presente storico e cosmopolita.
La multidimensionsalità del presente nei percorsi di coaching
Il presente si dipana in una sorprendete multidimensionalità. Durante i percorsi di Coaching Umanistico, riflettere sulle nostre attuali emozioni, che sono transitorie, reattive, immediate e prepotenti ci offre un certo spaccato, ristretto, momentaneo e contingente della nostra vita; ma riflettere sui nostri attuali sentimenti, che sono scelti, strutturati, viscerali e imponenti allarga il presente, lo dota di un senso per nulla momentaneo. Così diverso è anche il presente in cui si allenano decisioni e scelte. Il presente delle decisioni è veloce, automatico, immediato; quello delle scelte è lento, ponderato, fatto di visioni e di pre-visioni. Anche l’immediatezza di un gesto eroico (come ho avuto modo di scrivere in Angeli fra le macerie) seppure improvviso non è mai casuale: come l’intuizione e il guizzo creativo, emerge da un lungo lavorio etico e sentimentale, una preparazione che precipita in un presente inatteso.
Il presente è come il mare: con le sue onde e le sue risacche, le differenti temperature, gli insondabili abissi, le correnti di superficie e quelle di profondità, le infinite forme di vita, le trasparenze e le oscurità, i mille colori, le rive e le linee dei suoi orizzonti, l’imprevedibilità delle sue tempeste e la serenità della sua quiete. Possiamo ammirarlo il mare, sentirlo, dipingerlo o possiamo immergerci e persino navigarlo. Possiamo analizzarlo o solcarlo. Possiamo galleggiare o nuotare, persino affogare. Il mare non ci lascia mai indifferenti ma ci apre a infinite possibilità.
Passato, presente e futuro nel Coaching Umanistico
Dal presente possiamo capire il futuro, possibile o temuto, auspicabile o da evitare, possiamo comprendere il suo potenziale di sviluppo, prevederlo e pianificarlo, prepararci e progettarlo, possiamo costruirlo; grazie alla nostra intelligenza e immaginazione possiamo vedere nella mente ciò che vogliamo realizzare prima di muoverci all’azione. E dal futuro voluto e auspicato possiamo guardare il passato, quello più remoto della specie, quello più sentito della nostra vita, per capire se quel futuro è possibile, fattibile, concretizzabile, perché i suoi sintomi sono già apparsi prima. Così anche il passato, ben lungi dall’essere la determinante meccanica del presente, è un laboratorio creativo in cui trovare risorse e strumenti per il presente e il futuro.
La vita nel suo presente è come un affresco che si automodifica, in costante divenire. Diffidiamo dei ciarlatani che rendono tutto facile riducendo il presente all’attimo emotivo. Impariamo dagli antichi saggi come curvare il presente verso il futuro e poi verso passato per creare la meraviglia della contemporaneità.
Essere un coach eccellente significa saper padroneggiare le dimensioni cronosofiche di un percorso di coaching. Ne parleremo al Master in Coaching Umanistico.
Psicologo e Coach Umanista