Il Professor Ernesto Galli della Loggia, editorialista del Corriere della Sera, il più potente giornale italiano, denuncia da tempo la deriva del sistema scolastico. L’abolizione delle bocciature è giudicata dal professore come “la solita pappa della benevolenza” o “la bonarietà vacua e indulgente”, frutto del “demo-paternalismo” (demo sta per Democratico? Demagogico? Demoniaco?).[i] Al contrario, “nulla è più istruttivo dei sacrifici”. Propone invece l’abolizione dell’anno scolastico corrente, la riapertura il 25 agosto, il recupero del trimestre perso fino al 15 ottobre, l’abolizione di gite e occupazioni e la restrizione delle vacanze natalizie.
Ridicolo deriva da ridere. E devo dire che ho sorriso, seppure con rispetto.
Intanto non è affatto detto che non dovremo convivere con il pericolo del Coronavirus. Le riaperture saranno scaglionate, alternate, caotiche. Inoltre il fallimento strategico della politica sulla scuola non è né benevolo né bonario, semmai è crudele. E’ un fallimento paradigmatico e coloro che ne rimangono intrappolati scadono in proposte goffe e presuntuose. Galli della Loggia ha ragione sul silenzio che è calato sulla scuola. Mentre si avviano ingegnose task “forse” su smartworking agili e danzanti e controlli cellulari degli spostamenti con droni che lanciano lacrimogeni su assembramenti non autorizzati, sulla scuola è calato un lugubre vuoto di proposte.
Nella storia della scienza, si apre una crisi quando un paradigma non riesce a spiegare una serie di eventi o quando gli esperimenti producono risultati inattesi. Sono anomalie ricorrenti e stabili che non dipendono dalla genialità dello scienziato. Il cambiamento scientifico si avvia quando un nuovo paradigma spiega e risolve ciò che i vecchi paradigmi non facevano.
Fra i giovani ci sono più di 2 milioni di anomalie: i Neet (Neither in Employment, Education or Training), fra i 15 e i 24 anni. Ragazzi e ragazze in “quarantena dalla vita” prima del Coronavirus. Nonostante l’abolizione delle bocciature, quella degli esami di stato, la chiusura delle scuole e l’evidente fracasso della didattica digitale (un terzo degli studenti non ha possibilità di accedervi), nonostante la previsione che l’emergenza non finirà prima del vaccino (da trovare, da produrre, da distribuire, da usare), nessuno, nelle élite nostrane, sta mettendo in discussione i vecchi paradigmi della “classe”, dei “voti”, della lezione autoriferita, del senso della scuola. Quante cose nuove si potrebbero fare ora, approfittando della crisi e della necessità di proteggersi? Si potrebbe aprire una fase sperimentale dove nuovi paradigmi propongono soluzioni didattiche originali e innovative (gruppi di studio agili, allenamento delle potenzialità, scoperta delle vocazioni, relazioni bilaterali, ecc. ecc) il cui indicatore di riuscita sarebbe proprio quello di diminuire il numero dei Neet in un anno.
La percezione di un evento è più importante dell’evento stesso. E’ il tempo della creatività, non del problem solving, ma è anche il tempo della resistenza, non quella partigiana, ma quella di chi non vuole o non è in grado di cambiare. Il 25 agosto non si aprirà mai. E il primo a saperlo è proprio il nostro Galli della Loggia. Un dubbio cocente rimane: ma il professore che deve fare il 24 agosto che è lunedì??
Luca Stanchieri
[i] (Corsera del 26.4.2020).