Come afferma lo psicologo Renzo Carli, esistono professioni date e professioni da costruire. L’unica cosa che accomuna il coaching e la psicologia è questa. Le altre professioni, come il medico, il dentista, l’avvocato o l’idraulico, condividono un senso comune di “pubblico” forte, legittimato e sedimentato. So perché vado da un dentista, so meno perché vado da uno psicologo o un coach. La domanda nei confronti di queste professioni dipende molto da come si propongono.
Fermo restando questa sorta di destino comune, il Coaching Umanistico è vicino alla psicologia come lo può essere alla meccanica o all’agrogastronomia. Ma poiché la domanda riappare sempre, è utile affrontarla ancora una volta. Con una notazione essenziale, mi riferisco qui al coaching umanistico, che pratico e insegno (e quindi non al coaching in generale) così come mi riferisco alla psicologia accademica (quella insegnata nelle nostre università).
La psicologia ha lottato durante tutto il novecento per sganciarsi dalla filosofia e trovare un suo posto nella scienza. Certamente la ricerca ha fatto grandi sforzi per piegarsi alle regole del metodo scientifico considerato valido per misurazioni oggettive, mentre l’intervento ha fatto più fatica per le infinite variabili che caratterizzano la soggettività umana. In questo tentativo la psicologia si è divisa in correnti, paradigmi, scuola di appartenenza, a seconda dei presupposti di partenza e delle finalità. Il pluralismo teorico, metodologico e tecnico della psicologia (impensabile in altre professioni) è un dato di fatto. Eppure tale molteplice diversità, non ha impedito ai vertici della psicologia nostrana di trasformarla in una professione sanitaria. Oggi la facoltà di psicologia è parte di quella di Medicina e Chirurgia.
Il Coaching Umanistico ha invece fatto un cammino diverso, riavvicinandosi alla filosofia da cui, in ultima analisi, proviene. La filosofia umanistica che ha attraversato i secoli con alterne vicende diventa con il Coaching Umanistico una teoria, una pratica e una tecnica di intervento sullo sviluppo di individui, relazioni e contesti. Una tradizione antica che rivendica dentro una dimensione creativa contemporanea. Concerne sensi e significati, scopi e strategie che investono in primo luogo la cultura, ovvero le idee e le rappresentazioni, analitiche e creative. Il Coaching umanistico è un metodo di formazione e sviluppo simile alla pedagogia e all’allenamento sportivo. Non ha come oggetto la psiche né il suo substrato organico, ma la cultura, che è un prodotto della psiche, non la psiche stessa, come delle esperienze, delle relazioni, della storia, dell’analisi dei contesti. Quindi si avvale dei contributi della storia, della storia delle idee, delle organizzazioni, dell’antropologia e della etnologia, oltre che della sua ovvia attività sul campo. Infatti il coaching è una teoria dell’intervento e dello sviluppo culturale su base umanistica. La sua concezione della felicità è filosofica e antropologica. Spesso questo accade anche alla psicologia, come quando riprende i concetti di eudaimonia o edonismo, che vengono dalla filosofia e non dalla medicina. Ma dalle basi comuni discendono forme di intervento totalmente diverse.
Luca Stanchieri
Docente e Fondatore del Coaching Umanistico