Mai come in questi giorni di grande difficoltà determinata dalla emergenza Coronavirus, appare con prepotenza il DNA delle nostre aziende. La pasta di cui sono fatte. Chi sei. In cosa credi. Che valore hanno le tue persone. Che ruolo vuoi avere nella società. Che esempio stai dando a chi guarda a te per un riferimento. C’è chi si è attivato, al di là delle ordinanze e decreti, mosso da una spinta identitaria, valoriale, culturale. Chi le ha recepite in continuità con la propria gestione. Chi ha sottovalutato e sminuito, ne ha fatto un gioco di forza con chi le permette di esistere, le persone. Le aziende possono essere tante cose diverse, per sé, per le proprie persone, per i clienti, per la società. Sentirlo, esserne coscienti, sceglierlo, progettarlo, metterlo in pratica, esserne fieri è quello che fa la differenza fra un’azienda che lavora ed un’azienda che vive.
Il Coaching Umanistico è strategia, metodo e strumenti per chi sceglie di essere un’azienda che vive. “Che cosa ha, di così speciale, questo Coaching Umanistico?” Tante volte, in questi anni, mi sono sentita rivolgere questa domanda. A chiedermelo, gli esperti di capitale umano. La domanda ci sta tutta. Un professionista delle Risorse Umane è, per sua natura, esposto alla molteplicità di proposte. È alla continua ricerca di qualcosa di nuovo per catturare l’interesse dei suoi manager e il benestare dei capi. Ma che cosa fa sì che si fermi e non ne faccia più, solo, una questione di tipologia di intervento o di strumenti? Rispondo attraverso alcuni stralci della mia esperienza personale, che vorrei dessero la misura di che cosa possa essere il Coaching Umanistico in azienda e come la possa affiancare nel definire che cosa voglia davvero. Roberta, mi stai dicendo che la tua azienda si trova nella necessità di portare avanti un cambiamento culturale. Al centro il ripensamento del ruolo del manager. Non è più, solo, colui capace di tradurre, ad ogni costo, gli impegni presi in obiettivi di risultato. Si fa persona capace di allenare un’organizzazione che, continuamente, apprende attraverso la capacità dei leader di generare senso e crescita. Da questo scaturiscano risultati eccellenti, ripetibili e duraturi. In effetti, a ripensarci, in un certo qual modo, era quello che avevo inteso dire all’interno di un racconto concitato di fatiche, contraddizioni, ma anche desideri e mete future. Questa restituzione mi permetteva una lettura più complessa, chiara e puntuale. Ne sperimentavo, da subito, la forza ed il valore. Non si trattava, già più di un progetto formativo. Era cultura d’impresa.
“È questo quello che la tua azienda vuole davvero? Portare un cambiamento culturale che punti alle performance attraverso una strategia di benessere organizzativo e realizzazione individuale? Significa una profonda messa in discussione del modo di dirigere, a partire da chi sta ai vertici. Significa scegliere che cosa si voglia, veramente, dalle proprie persone. Come trasformare l’azienda in un contesto favorevole. Avere coscienza di chi vuoi essere, cosa vuoi perseguire e come. Poi farlo. Significa mettere le persone al centro, nelle condizioni di esprimersi al meglio per il bene dell’azienda, per i suoi risultati.” Wow. Mentre realizzi la bontà di quanto questo professionista (Domenico Giordano) ti sta restituendo, capisci anche che è la strada per una scelta di lealtà. Capisci la portata della scelta e dell’impegno richiesto. È come se tutto, improvvisamente, ti diventasse chiaro. Trovi nomi e significati ad un disorientamento. Investire sulle persone non è una questione spot, di buone pratiche di risorse umane, di ricompensa dei contributi portati o di intrattenimento formativo. Non è un gesto amministrativo, strumentale o di potere. È cura, amore e fiducia nella capacità delle persone. Scegliere la crescita delle persone significa progettare, strategicamente, lo sviluppo dell’impresa. È un tutt’uno. È una scelta sentimentale che diventa strategica, tattica e realizzativa.
“Roberta, tu come Risorse Umane, che ruolo vuoi avere in questo processo?” Qui davvero si fa complicata! Ed io che pensavo ad un “classico” incontro con un nuovo fornitore. Immediatamente, la padronanza nella parlantina vacilla, ho davanti agli occhi la fatica. Come far capire il valore di un intervento così. Come far comprendere il legame virtuoso e, non utilitaristico, fra performance e persone. Come far passare al mio AD la mia scelta di professionista.
Poi le possibili reazioni dei colleghi. Infine, faccio i conti con me stessa: che cosa voglio fare in questa azienda? Sono disposta ad uscire allo scoperto, smettere i panni della professionista HR che sa cosa è giusto e cosa è vero, a favore della faticosa ricerca fra il bene aziendale ed individuale? Quale è il valore del Coaching Umanistico in un’azienda, quindi. Quello di affiancarla in una scelta sentimentale e valoriale. Poi di darle strategia, metodo e strumenti per allenare il suo potenziale umano verso gli obiettivi e dentro al contesto, che, a sua volta, deve farsi funzionale. Si allena l’azienda e si allenano le persone. Si raggiungono i risultati a partire dalla auto-realizzazione. Dalla felicità, il successo. Mettere al centro le persone significa prendersi cura delle relazioni, delle culture che le attraversano, dei sentimenti che le organizzano, dei valori che le vivificano, degli obiettivi e degli scopi per cui sono nate. Persone, relazioni, comunità, contesti, finalità: la straordinaria complessità da elevare allenando chi la vive ogni giorno da protagonista.
Per raggiungere tutto ciò, il coaching umanistico ha un protocollo d’azione rigoroso, ma plastico che ruota intorno ad alcuni passaggi centrali:
• Conoscenza dell’impresa e analisi della “situazione reale”
• Co-Costruzione della visione e della nuova cultura organizzativa
• Declinazione in un Sistema di Leadership Positiva
• Ridefinizione dei processi di gestione
• Definizione delle competenze di base e specifiche e di piani di allenamento intenzionale
• Sviluppo di un sistema di monitoraggio e valutazione delle performance
Ti allena a scegliere e realizzare che cosa vuoi davvero. Vuoi esecutori o pensatori? Hai i modi di pensare, di relazionarti e di decidere funzionali alla tua scelta? Vuoi ubbidienti o divergenti? Sei disposto ad ascoltare i divergenti? Oppure vuoi divergenti per renderli ubbidienti? Vuoi strizzare i tuoi verso risultati, ma ricompensarli con politiche retributive aggressive? Puoi, davvero, pagare la perdita di piacere nel fare le cose?
Vuoi relazioni formali, politicamente corrette e gerarchicamente intelligenti? Pensi che saper muoversi in contesti complessi, in cui soddisfare le aspettative sia più importante di esprimere la propria competenza? Vuoi persone talentuose? Sei disposto a trasformare la loro inquietudine di voler incidere in eccellenza operativa? Le persone che tendono all’auto-realizzazione sono persone speciali, complesse, sfidanti. Vuoi, davvero, mettere le persone al centro? La meraviglia del Coaching Umanistico è che ti confronta con queste domande, con autenticità ed assenza di giudizio. Tira fuori quello che c’è di positivo e forte, così come di problematico e fragile. Li fa giocare di squadra in direzione del bene individuale e collettivo. Lavora per trasformare i problemi in obiettivi di sviluppo. Mette in una costante ricerca di significato, di coerenza e di crescita Visione di sviluppo, Cultura d’impresa, Organizzazione ed Espressione Individuale.
E tu, azienda, che cosa vuoi davvero?
Roberta Gandini
gandini.roberta@gmail.com
Scopri il workout elaborato da Roberta nel numero 4 di Omega, a pagina 27.